BRUCE LEE e l’ARTE della SCHERMA
“Secondo me la funzione e il dovere di un vero essere umano
è il sincero e onesto sviluppo delle proprie potenzialità”
Linda Lee - THE BRUCE LEE STORY - 1989
In ogni area dell’umana natura esistono persone speciali che
con il loro illuminato operato segnano e mostrano vie da
percorrere che portano poi le generazioni successive verso
nuove conquiste. Nel mondo delle Arti Marziali una di queste
figure che brilla per innovativa creatività e geniale visione
dell’arte, è senz’altro Lee Jun Fan, un cinese assurto alla
fama mondiale con il nome di Bruce Lee.
Oggi che Bruce Lee avrebbe oltre 60 anni, non sappiamo davvero dire dove e
cosa ci avrebbe portato la sua vena creativa cinematografica e soprattutto il
suo concetto analitico e spirituale del combattimento. Quello che sappiamo
invece, è che il suo passaggio terreno ci ha consegnato un importante lascito
tecnico e filosofico, una visione dell’Ars Dimicandi aperta ad ogni ricercatore
ad ogni serio cultore e studioso di cose marziali.
Chi si avvicina alla sua opera TAO OF JEET KUNE DO scopre che è possibile
arrivare ad essa da qualsiasi angolazione, percorso o stile senza per questo
trovarvi barriere se non quelle indotte dalla nostra stessa “posizione
preconcetta”.
L’armoniosa imparzialità di Bruce Lee lo portò a vedere il combattimento
nella sua “naturale essenza”. Arrivò a questa visione globale dell’arte del
confronto non casualmente, ma sviluppando studi, ipotesi, tesi e alternando
fasi analitiche a congetture empiriche, fino a raggiungere uno stato di
“congruenza marziale” totale nella sua non staticità. La sua visione “globale”
lo spinse ai confini dello scibile ad indagare gli aspetti infinitesimali dell’agire.
Una delle arti fuse nel crogiolo di questa visione alchemica del
combattimento, fu la scherma occidentale e di questa andremo a parlare,
segnalando quali sono stati a nostro parere i postulati adottati da Bruce Lee
per delineare il suo progetto marziale. Facciamo questo sia ben chiaro senza
la pretesa di dirci studiosi del suo “ metodo - non metodo”, né di farci
portavoce di nuove metodiche o di pseudo sistemi infarciti di tutto un pò. Il
nostro studio concerne un aspetto limitato dell’arte di Bruce Lee che tuttavia,
come avremo modo di vedere, sembra influenzò diverse ipotesi di studio
sperimentale condotte dallo stesso Lee.
Infine una considerazione.
Bruce Lee visse il tempo concessogli con ardente spirito
di conoscenza e ricerca fisica, mentale e spirituale. La
ridotta finestra temporale che lo vide protagonista, fu
bilanciata dalla densità e dal trasporto indagativo e
creativo del suo animo. In questa sua “performance
terrena” Lee Jun Fan “colui che torna” al di là dell’icona
cinematografica rappresenta un momento ideale un
”fenomeno quantico” di leonardesca memoria, ad
indicare che il Rinascimento è sempre possibile data
l’umana natura.
UN’ARTE FONDAMENTALE
“Allora gli feci vedere qualcosa e lui sembrò piuttosto compiaciuto e sorpreso”
Stirling Silliphant - THE BRUCE LEE STORY - 1989
La formazione giovanile di Bruce Lee come artista marziale è senza dubbio
da attribuire all’arte del Wing Chun, un sistema cinese di lotta
particolarmente diffuso nella ex colonia inglese di Hong Kong. Questo
sistema era stato secondo la leggenda inventato da una monaca Shaolin di
nome Ng Mui; al di là della veridicità della storia è certo che il Wing Chun
(che tradotto significa “bella primavera”) presenta caratteristiche del tutto
peculiari rispetto ad altri metodi cinesi di lotta. Bruce Lee ebbe in quest’arte
un insegnante davvero prestigioso, poiché si trattava dell’esperto Maestro Yp
Man, l’uomo da lui stesso chiamato “Professore” e considerato ancora oggi
(ad anni di distanza dalla sua scomparsa) da tutti gli adepti dello stile che
conta diverse scuole di pensiero, come il leader carismatico e morale, l’unico
propugnatore storico del Wing Chun.
Il rapporto personale tra di loro deve essere stato molto forte e continuò a
durare nel tempo tanto che in una foto del 1965 si può vedere il Professore
Yp Man reggere orgogliosamente in braccio Brandon il piccolo figlio di Bruce
Lee.
A quest’importante e approfondita formazione
iniziale, Lee doveva come già accennato essere
stato il pupillo di Yp Man, Bruce Lee fece seguire
dopo il suo arrivo negli Stati Uniti uno studio via via
sempre più approfondito delle Arti Marziali orientali
ed occidentali. Uno studio complesso e articolato
che lo vedeva muoversi dal Judo alla Lotta libera,
dalla Muay Thay alla Savate e ad ogni sorta di
sistema fosse ritenuto utile alla ricerca. Una ricerca
questa che era tesa a superare gli schemi
“ideologici” per integrare le conoscenze in una
visione del combattimento come entità non limitata
da regole ideologiche e da paletti strutturali stilistici.
In questa alchemica visione dell’arte entrarono con grande impatto due
pratiche marziali occidentali, il Pugilato e la Scherma, grandi scuole di
combattimento anche se avevano perso parecchio del loro legame con “l’ars
dimicandi” da terreno.
Della scienza pugilistica e dello schermire troviamo moltissimi riferimenti
tecnici nel TAO OF JEET KUNE DO. Non sappiamo chi insegnò il Pugilato a
Bruce Lee, ma conosciamo i suoi approfonditi studi condotti su Mills, e sui
grandi pugili e il loro modo di portare i colpi e di boxare come Dempsey,
Mohammed Alì e altri grandi campioni del ring.
Per la Scherma un probabile contributo alle conoscenze del Piccolo Drago
vennero forse da Stirling Silliphant, che lavorò con Bruce Lee per due anni
ottenendo due certificati. Silliphant era stato campione di scherma
universitaria alla University of Southern California e fu grazie alle sue
capacità schermistiche che venne accettato come allievo privato da Lee,
malgrado la non più giovanissima età.
La Scherma influì in modo determinante a nostro parere sugli sviluppi
dell’arte teorizzata da Bruce Lee.
Cerchiamo di spiegarne il perché.
FORMULA CONDIVISA
“Come la spada dello schermidore, che è sempre in linea,
la stoccata con le dita della mano avanzata è una costante minaccia per l’avversario.
È fondamentalmente la scherma occidentale senza spada.”
Bruce Lee - TAO OF JEET KUNE DO
Se tentiamo una comparazione superficiale tra la Scherma, il Wing Chun ed il
Pugilato, i dati “grossolani” che appaiono a prima vista sembrano
diversificare alquanto le tre strutture.
Ma se analizziamo da un punto di vista “tecnologico” i sistemi di base e ne
valutiamo le condizioni operative e l’impianto strategico-tattico fondamentale,
subito appaiono evidenti diverse connessioni. In particolare queste
connessioni si rendono evidenti tra la Scherma e l’Arte cinese. Le stesse
connessioni apparirono senz’altro evidenti allo studio condotto da Bruce Lee:
di queste “formule condivise” egli fece non solo tesoro, ma le utilizzò come
piattaforma strutturale per approfondire ancora di più l’indagine oggettiva
delle leggi fisiche, meccaniche, geometrico/matematiche e fisiologiche che
stavano e stanno alla base dell’arte del combattimento.
Quali sono le macrostrutture condivise dalla Scherma e dal Wing Chun? www.novascrimia.com
Le più evidenti sono:
• gestione visiva delle linee di attacco con opportune strutture di
ingaggio geometriche di intercettazione e/o contenimento (linea
d’offesa);
• gestione tattile dell’evento attraverso strutture ponte in
opposizione quando le armi si trovano, siano esse le braccia o le
lame di spade (linee di forza);
• gestione delle linee di forza attraverso calibrate azioni/condizioni
biomeccaniche (penetrazione/deformazione = avanti/indietro/giro/pressione - ceduta
/sforzo - etc.)
Se ilpunto di raffronto strutturale e tecnologico tra le due arti si rivela interessante, ancora più
coinvolgente si rivela l’analisi delle altre inequivocabili caratteristiche
uniche che la geniale visione di Bruce Lee hanno saputo estrapolare dalla Scherma. Egli
operò una continua fase di ricerca e sperimentazione,
riportando e modellando i principi della Scherma alla struttura “didattica” che
appare nel TAO OF JEET KUNE DO. Non si può certo valutare l’importanza di
un tale lavoro solo da questa limitata comparazione ed il lascito scritto di
Lee, in forma di mappa descrittiva di quel territorio condiviso che è l’arte di www.novascrimia.com
combattere, è troppo importante perché sia ridotto solo ad un programma
tecnico.
In questa nostra lettura del testo ci limitiamo a considerare l’apporto della
Scherma per macroelementi, senza la pretesa di svelare il tessuto profondo
“dell’arte senz’arte” il cui nome secondo la tradizione è Jeet Kune Do. www.novascrimia.com
VISIONE MARZIALE
“Perché il lottatore possa eseguire con la mano avanzata
movimenti rapidi e scattanti e affondi simili a quelli dello schermidore,
braccio e spalla debbono essere rilassati”
Bruce Lee - TAO OF JEET KUNE DO
Come è risaputo la Scherma fonda il suo assioma tecnico sulla base di tre
elementi precisi che sono:
• tempo
• velocità
• misura
Chi studia la Scherma inoltre sa bene che la struttura strategico tattica della
stessa prevede una serie di principi e concetti che ne rendono fruibili in
maniera ottimale le tecniche. Questi sono:
• atteggiamento di guardia e del braccio armato
• linea direttrice
• linea d’offesa
• passi - gioco di gambe
• inviti
• scandaglio
• traccheggio
• azioni di offesa
• azioni di difesa
• azioni di contrattacco - controtempo - seconda intenzione
Questo insieme di principi operativi come è evidente non contemplano
ancora alcuna cosiddetta “tecnica”, ma costruiscono in realtà la struttura
portante dell’intero sistema di cui le tecniche sono l’atto ed il prodotto finale.
Si tratta di una struttura ben formata che ben si modella sulle scienze
oggettive e che spiega i propri postulati grazie alle eterne leggi della
meccanica, della fisica, della geometria.
Già ad una prima lettura del TAO OF JEET KUNE DO noi osserviamo, subito
dopo un approccio filosofico e teoretico all’arte di combattere, come Bruce
Lee sviluppi il suo lavoro partendo dalla posizione di guardia che chiama
come nella Scherma “atteggiamento”. Nel proseguo tratta dell’uso delle armi
in questo caso gli arti e delle otto posizioni difensive fondamentali. www.novascrimia.com
I paragrafi che seguono (Coordinazione - Precisione - Potenza - Capacità di
durata - Equilibrio - Senso del corpo - Buona forma - Percezione ottica)
illustrano diversi aspetti e condizioni oggettive legate alla perfetta gestione
dei processi biomeccanici e fisiologici del corpo.
I paragrafi
• Velocità
• Tempismo
sono un inno alla scienza oggettiva dei moti spazio/temporali e sono
perfettamente compatibili con enunciati schermistici.
Lo sono anche i paragrafi:
• Finte
• Parate
• Distanza
• Lavoro di gambe
• Attacco - Preparazione dell’attacco - Attacco semplice - Attacco
composito
• Contrattacco
• Risposta
• Nuovo secondo attacco
• Tattica
Uno svolgimento “didattico” come questo, a carattere perimetrale prima che
circostanziale, può essere compreso da uno studioso di Scherma proprio
perché simile per ambito strutturale alla teoria dell’impianto schermistico.
Così, ad esempio: il “nuovo secondo attacco” ha tutti i presupposti
epistemologici per essere valutato nell’ambito della “ripresa d’attacco”,
come in più ampio spettro della “seconda intenzione”.
Ad esempio negli ultimi modelli strategico/tattici sviluppati da Bruce Lee
nell’A.S.A. (attacco semplice angolato) lo schermidore riuscirà a vedere
l’attacco di spada portato dopo un lavoro di finte o in risposta ad attacco
avverso con opportuna angolazione ai quattro settori del braccio armato. www.novascrimia.com
Nell’A.C.I. (attacco con immobilizzazione) chi scherma potrà vedere azioni di
dominio di diversa natura tattile come l’attacco/contrattacco portato da un
legamento come pure l’azione di filo seguente alla parata.
L’A.I.P. (attacco indiretto progressivo) è nella Scherma una strategia per
attaccare con pressione in avanti grazie a movimenti di traccheggio come
cavazioni e controcavazioni tese a incuneare la punta sempre più vicino
al bersaglio.
Nell’ A.M.C. (attacco mediante combinazione) è per lo schermidore l’attacco
continuato con una ripresa o lanciato come nella spada dopo un primo colpo
al bersaglio avanzato con una frecciata tesa a raggiungere il bersaglio
grosso.
L’A.M.P. (attacco mediante provocazione) è un modello operativo che in
ambito schermistico viene applicato come contrattacco (arresto o uscita in
tempo).
Naturalmente questi sono semplici esempi che danno comunque il senso di
come l’Arte di Lee avesse strutture operative concrete e scientificamente
comprensibili (anche grazie alla Scherma ed ai suoi postulati) fruibili sul piano
sperimentale/pratico.
La “non arte” di Bruce Lee è a nostro parere una vera e propria scienza
sperimentale oggettiva, che può (e forse deve) essere “vissuta” da chi vuole
percorrere questa Via, in maniera del tutto soggettiva. www.novascrimia.com
LA STRADA MAESTRA È L’AZIONE
“L’uomo che si comporta così come insegna agli altri,
dominando se stesso, sarà anche capace di dominare gli altri.
Il dominio più difficile è quello di se stessi”
dal DHAMMAPADA di Buddha
Non possiamo chiudere queste poche note
senza ricordare ancora una volta l’uomo.
Perché questo in fondo vuole essere il
nostro modesto omaggio e tributo a Lee
Jun Fan che è stato, oltre che un mito
cinematografico, un grande ricercatore
marziale.
È questo secondo aspetto dell’uomo che
continua ad affascinarci.
La frase del titolo ad apertura di questo paragrafo finale è sua e si può dire
che egli onorò davvero quanto affermava.
Come ogni grande ricercatore Bruce Lee portò se stesso ed il proprio cuore
sempre oltre la barriera delle convenzioni e dei limiti nei quali noi tutti
navighiamo. Utilizzò ogni più piccola conoscenza acquisita per spostare la sua
consapevolezza fisica, mentale e spirituale ad un livello sempre superiore. Se
alcuni credono ancora che Lee fosse solo un divo del cinema allora
dovrebbero provare a sollevare un bilanciere da 55 kg e tenerlo alcuni
secondi a braccia distese dritto davanti a sé, oppure fare flessioni su di un
braccio con un solo dito a reggere il peso, magari ricordando che Lee pesava
solo 62 kg.
Se questo può impressionare quello che veramente colpisce è la mentalità
onnicomprensiva di Bruce Lee che lo spingeva a sondare ogni aspetto
dell’allenamento intensivo, ogni apparecchiatura meccanica o elettronica gli
permettesse di “capire di più”.
E lo faceva utilizzando in primis se stesso, come ogni vero ricercatore.
Dall’elettrostimolazione, all’uso di integratori proteici e vitaminici, alle sessioni
pianificate di pesi, aerobica, circuit training, si può dire che nulla si sia
sottratto alla sua veemente ricerca.
Non erano così i grandi esploratori, i grandi artisti? www.novascrimia.com
Bruce Lee era ed è uno di loro, un esempio davvero importante per tutti noi
marzialisti e ricercatori che possiamo vedere nella sua figura non solo
un’icona fuori dal tempo, ma un grande esempio di cosa significhino ricerca e
scoperta.
Così sulle sue tracce possiamo dire come già ricordava Aristotele “siamo
quello che facciamo ripetutamente”.
“Un alto livello di preparazione non è niente di speciale: è nient’altro che semplicità, l’abilità di esprimere un
massimo con un minimo. È una preparazione mediocre che dà luogo agli stilismi”
Bruce Lee, tratto da un’intervista a Black Belt 1967 - THE LEGEND OF BRUCE LEE - 1974
Galvani Graziano